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Instituto Ayrton Senna “We should give everyone a chance”, “Dovremo dare a tutti una possibilità”. E’ una delle storiche frasi di Ayrton, con cui voleva sottolineare l’importanza per ogni persona di avere le giuste opportunità nella vita. Con le stesse parole, Ayrton voleva anche intendere la responsabilità propria nella vita di ognuno di noi di dover aiutare chi ha meno opportunità. Questa filosofia è stata espressa spesso da Ayrton, che ha saputo trasformare la propria popolarità in cassa di risonanza per una visione umanitaria e sociale della vita. “Sono un privilegiato, ho sempre avuto una vita molto bella. Ma tutto quello che ho ottenuto l'ho guadagnato con l'impegno e il desiderio fortissimo di raggiungere i miei obiettivi , di vincere nella vita, non solo come pilota”; “I ricchi non possono vivere su un'isola circondata da un oceano di povertà. Respiriamo tutti la stessa aria. Dovremo dare a tutti una possibilità”. Questa consapevolezza era alla base dell’Uomo-Senna, e questo era lo scopo di quella bandiera del Brasile, che amava esporre dalla propria McLaren ad ogni vittoria: il Brasile intero, il nostro popolo, ha vinto! Se ci credi, puoi farcela. Alla fine del 1993, Ayrton informò sua sorella Viviane dell’idea di creare una struttura in grado di trasformare in realtà la sua filosofia. Ayrton guardava oltre, da sempre! A 18 anni aveva già capito il potere dei media, investendo in un quotidiano locale per diffondere i propri risultati nelle gare Karting. Fu il primo pilota a creare un brand, il marchio “Senna”, e sviluppare marketing intorno a se stesso. Quando nel ’93 Ayrton le parlò, Viviane era impegnata professionalmente nel campo della Psicologia Clinica con adulti e bambini. Nella mente di Ayrton, il connubio era ideale: la sua popolarità mondiale e le capacità di Viviane. Dopo la sua tragica scomparsa, la famiglia decise di destinare il 100% dei proventi derivanti dalla promozione dei marchi e delle licenze “Ayrton Senna”, “Senna”, “Senninha” e “Senninha Baby”, alla creazione dell’Instituto Ayrton Senna, di cui Viviane è Presidente, aiutata anche da Milton e Neide, i genitori di Ayrton, che ricoprono ancora oggi ruoli direttivi. Le attività dell’Instituto sono partite nel febbraio del ’94 con la creazione del fumetto “Senninha”, una pubblicazione dedicata ai bambini esistente ancora oggi, in cui l’obiettivo non è solo l’intrattenimento, ma la diffusione di messaggi positivi e stimoli a far bene. “Se ho fatto le cose che ho fatto è perchè nella vita ho avuto grandi possibilità. Crescere nel modo giusto, vivere bene, godere di una buona salute, imparare molto. E sono stato aiutato, nei momenti giusti, ad andare nella giusta direzione”. “Se vogliamo cambiare qualcosa, dobbiamo iniziare dai bambini, attraverso la loro educazione”. L’Instituto Ayrton Senna è un ente senza fini di lucro (ONG) che agisce dal nord al sud del Brasile con l’obiettivo di lavorare per un’educazione di qualità, attraverso lo sviluppo del potenziale umano di giovani e bambini brasiliani, cooperando con i governi statali, federali e cittadini, con enti pubblici e privati e con organizzazioni della società civile. In 15 anni di attività, anche grazie alle donazioni di privati cittadini di tutto il mondo e di importanti aziende internazionali, l’Instituto Ayrton Senna ha investito la cospicua cifra di oltre 70 milioni di euro, contribuendo fattivamente a trasformare la vita di 11.640.930 tra bambini e giovani brasiliani, occupandosi della formazione di 553.512 insegnanti ed educatori e distribuendo le proprie attività in 1.372 città e in 26 Stati e Distretti Federali del Brasile (dati aggiornati ad Aprile 2009). Nel 2003, dopo nove anni di attività, l’Instituto Ayrton Senna è stata la prima ONG a ricevere dall’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) la “Cattedra per l’Educazione e lo Sviluppo Umano”, diventando negli ultimi 15 anni il riferimento mondiale nella conoscenza e pratica dell’area educativa. “Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita”.

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